PASQUA CON CHI VUOI

Eccoci qui,

alla vigilia della Pasqua … come dice il detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”.
Le vacanze di Pasqua in effetti sono il primo momento di programmazione dei weekend fuori porta, per chi può naturalmente. Per me questo è il momento della non vita, perciò sono parecchi anni che in realtà non festeggio Pasque, Pasquette, 25 Aprile e 1 Maggio purtroppo … Per molti però è la prima occasione di viaggio.

Non parliamo poi delle meravigliose ferie di primavera che si svolgono intorno alla Pentecoste all’estero … mi ricordo ancora la mia pausa di primavera in Erasmus occupata con l’Interrail … che meraviglia!

Ad ogni modo, visto il mio periodo non mi resta che fantasticare e lasciarvi dei consigli eventualmente, per chi può.
Ci sono diverse mete dove mi piacerebbe andare in Aprile se ne avessi il tempo, ma tra queste c’è certamente la Costa Azzurra. Il primo mare dell’anno, con un tiepido sole. Le cittadine che sono sì marittime, ma che non dimenticano mai di essere in primis cittadine con le loro passeggiate ed il bagnasciuga in luoghi per nulla ameni o deserti, ma ben circondati da negozi, ristoranti ed alberghi.

Vi ho parlato della Costa Azzurra e della Provenza in un mio precedente articolo “Parigi può attendere”, dove descrivo i luoghi del mio primo viaggio in Provenza (a fine Maggio, altro ottimo periodo) attraverso i film che sono stati girati nelle diverse location. La zona però non è nota solo per i suoi film, bensì anche per essere meta di villeggiatura di moltissimi intellettuali francesi e non.
In particolare la meta francese per eccellenza per la fuga al mare sono i cosiddetti “cabanon”, delle strutture, spesso a palafitta (ma non è detto) corrispettivi al cottage inglese, che però invece di essere nella foresta sono appunto sulla costa.

I cabanon insomma sono in un certo senso la tradizione del turismo in Francia ed i più famosi nascondono naturalmente segreti e storie assolutamente interessanti, come si confà ad ogni tradizione. Prendiamo ad esempio il più famoso architetto del XX secolo francese, Le Corbusier, volete che non si cimentasse nella realizzazione del suo Cabanon? Ci mancherebbe! E così, a Roquebrune-Cap-Martin, comune delle Alpi Marittime, si trova Le Cabanon, progettato dal suddetto Le Corbusier. Fu il primo a realizzarne uno? Certo che no, anzi, lo costruì a fianco di quello dell’amico Jean Badovici, altrettanto architetto. Badovici se lo progetto da solo come il suddetto? No, lo realizzò la sua compagna, Eileen Grey, di cui vi ho già parlato molto velocemente nell’articolo “San Valentino per architetti”. Bene, è giunta l’ora di raccontare meglio questa storia.

Il cabanon più famoso di Roquebrune-Cap-Martin non è Le Cabanon, bensì la villa E.1027.

E sta per Eileen, 10 è il numero nell’alfabeto della lettera J di Jean, 2 è il numero della B di Badovici ed infine 7 è il numero della G di Grey. La villa è stata realizzata da Eileen come nido d’amore per sé e Badovici, in un momento in cui si amavano. Eileen Grey è una designer e viene dall’Irlanda, quando conosce Badovici è lui a convincerla a dedicarsi all’architettura e per questo lei realizza un piccolo gioiello del Movimento Moderno. La villa si costituisce su tre piani ed include moltissimi elementi caratteristici dell’epoca come i pilotis di supporto, la zona giorno a sud impostata come un fluido open space, le finestre a nastro sulla facciata che permettono alla zona notte di avere la propria privacy e contemporaneamente affacciarsi sul mare.

Qui però non stiamo parlando solo di architettura, ma di un’opera d’arte completa. Eileen infatti nasce designer, si forma alla Fine Art School di Londra e diventa una delle più famose laccatrici del secolo scorso. A Parigi, sotto la guida di un artigiano giapponese, impara l’arte del design e si specializza in oggetti d’arte. Eileen secondo me aveva capito molte cose, a vivere indipendente e libera ad esempio, ad essere all’altezza degli uomini nel suo mestiere, ma non è riuscita a superare l’invida dei grandi ego dei personaggi dell’epoca pagandone il prezzo a sue spese.

La Grey non è infatti mai stata veramente considerata alla pari degli suoi colleghi uomini ed in particolare ha scatenato molte invidie, tra cui quella dello stesso Le Corbusier. Questo portò ad un evento molto spiacevole per cui la E.1027 è tristemente nota: una volta lasciatasi con Badovici infatti, pare che quest’ultimo abbia aperto le porte della villa all’amico Le Corbusier che, per dispetto alla Grey ha deciso di dipingere i muri perfettamente bianchi della costruzione con alcuni suoi murales.
Le foto che lo ritraggono nudo a dipingere le pareti della villa sono famosissime all’interno della storia dell’architettura, tanto che per molto tempo la villa è stata considerata di Le Corbusier stesso, mentre il gesto era un vero e proprio sfregio fatto ad una donna coraggiosa ed indipendente.

Per molto tempo Eileen Grey è stata considerata solo un’arredatrice di interni al servizio dei due più noti architetti, mentre fortunatamente il lavoro di storici dell’architettura come Joseph Rykwer hanno ribaltato il senso della vicenda.

Io probabilmente avrei ucciso se qualcuno avesse imbrattato le pareti bianche di una casa da me e per me progettata, ma Eileen non lo ha fatto, dimostrando un self control degno di rispetto. Oggi, dopo un lungo periodo di abbandono, la E.1027, così come la storia di Eileen Grey, è stata rivalutata e riabilitata. Dopo l’uscita del film “The price of Desire” è nato un comitato per la raccolta fondi per il restauro della villa che ne ha portato alla riapertura. Di Le Corbusier rimane invece il senso assurdo del suo grande ego e della superiorità che non dovrebbe mai giustificare il talento di nessuno.

Nella villa inoltre si possono oggi ammirare nuovamente i tanti oggetti di design che nel caso di talento ne dimostrano solo uno, quello di Eileen, che aveva la capacità di rapportarsi alle misure dell’uomo e a disegnarne spazi alla giusta scala. Tra i suoi pezzi più famosi c’è il tavolo E.1027, il paravento schermo, con pannelli laccati, la poltrona Bidendum ed è incredibile pensare che questi oggetti siano degli anni ’20 del XX secolo.

Io purtroppo non ho ancora visitato la E.1027, ma spero di poter fare prima o poi sosta a Roquebrune, magari sulla strada verso Marsiglia, altra città che vorrei vedere da tanto.
Spero intanto, come al solito, di avervi incuriosito e di avervi raccontato una storia in cui i punti di vista sull’arte si ribaltano e ci mostrano grandi artisti per quello che sono veramente. In questo caso meschini ed invidiosi … in fondo è a Natale che siamo tutti più buoni no, non a Pasqua!

Con questo vi saluto! Buone feste di primavera.

Enjoy!

F.T.

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